Dalla parte del metodo scientifico che non coincide con il principio di maggioranza o con il principio di autorità, ma procede attraverso la libera dialettica fra le idee e il rigore argomentativo.
Se è sempre un limite affidarsi in maniera acritica e fideistica al principio di autorità (lo dicono l’Ema e la Fda! lo dice l’Ipcc!) o a quello di maggioranza come se questi fossero i canali di traduzione di una qualche verità rivelata, lo è a mio avviso ancora di più oggi alla luce di quello che è accaduto con la gestione della crisi sanitaria da COVID-19 (basti pensare ai vaccini made in USA: autorevoli scienziati mainstream condividono ora le stesse premesse sollevate fin dall’inizio dalle voci più critiche, ovvero che essi ““funzionicchiano””).
Il punto allora, ieri come oggi, non è sposare a priori le tesi di una autorevole minoranza, ma pretendere che esse non vengano squalificate o rimosse dal dibattito pubblico (a meno che non ci siano malafede e improvvisazione), perché nessuno può escludere che quelle stesse tesi (relative a questioni rispetto alle quali è complicato giungere a conclusioni assolute e definitive) possano diventare un giorno maggioritarie alla prova dei fatti e delle nuove evidenze scientifiche.