La Direttiva europea “single use plastics” ha il merito di introdurre nell’ordinamento comunitario il contenuto minimo obbligatorio di plastica riciclata (25% al 2025 e 30% al 2030 limitatamente ai contenitori per liquidi alimentari con capacità fino a tre litri). Si tratta di una misura importante a favore del riciclo, che amplierà il mercato per la materia prima seconda (nel caso specifico per il PET riciclato), contribuendo in parte al raggiungimento degli ambiziosi target fissati dal Pacchetto per l’economia circolare.
Tuttavia, l’utilizzo circolare delle materie plastiche potrebbe essere favorito maggiormente estendendo le previsioni di contenuto minimo obbligatorio di plastica riciclata tracciata post-consumo, che Assorimap propone al 50%, anche ai prodotti monouso elencati nella parte B dell’allegato, qualora non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili. In effetti, la stessa eccezione prevista dal recepimento per i materiali biodegradabili e compostabili, se estesa anche a prodotti e imballaggi che contengano una percentuale minima di materia plastica riciclata, avrebbe il merito di perseguire a tutti gli effetti l’obiettivo della circolarità delle materie plastiche, che sappiamo essere il fine della Direttiva. Questi stessi prodotti, infatti, a fine vita risulterebbero conferibili nella frazione plastica della raccolta differenziata e pertanto nuovamente valorizzabili attraverso il recupero di materia, prioritario alle altre forme di recupero secondo la gerarchia comunitaria di trattamento dei rifiuti.
Così il Vicepresidente di Assorimap, Maurizio Foresti, durante l’audizione alla commissione Industria del Senato.