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Reddito di cittadinanza: perché sì

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Le ragioni del sì al Rdc. Non si comprende perché ora che la crisi economica post e speriamo non inter covid, sfonda ogni livello di sicurezza, il primo soggetto su cui si raccomanda una sforbiciata salutare per le tasche del Governo e, sembra, conditio sine qua non per incassare qualche euro dal Recovery fund (che a questo punto svela la sua natura insidiosa) è rappresentato, guarda un po’, da quei parassiti dei percettori del reddito di cittadinanza,  in fama di zavorre improduttive, evasori, mafiosi, massa clientelare dedita al voto di scambio, insomma terroni o almeno un pochino. Capita che ciò che è pensato e creato come misura giusta ed efficace, possa perdere parte della sua positività nella fase di realizzazione, se no non si capirebbe come anche il Cristianesimo alla nascita parlasse di amore e reciprocità, poi è stato sì San Francesco, ma anche le Crociate e gli autodafe’.

La misura in sé era buona-lo ha riconosciuto oggi lo stesso presidente di Confindustria, Bonomi-e in linea con quelle adottate nel resto dell’Europa, dove il tasso di disoccupazione è più basso che in Italia. E, di certo, non era stata concepita come misura assistenziale ma come un raccordo più stretto tra impresa e mondo del lavoro, offerta e domanda di impiego. E qualche risultato l’ha ottenuto, se nel febbraio 2020 i dati registravano un aumento di circa quarantamila contratti.

I detrattori di una misura di civiltà, invece che rifarsela sull’evasione fuori controllo, l’imprenditoria mafiosa, la corruzione e gli sprechi, da sommarsi al pandemonio epidemico, non ce la fanno proprio ad accettare che ora più che mai la gente vada aiutata- 23 % di domande in più ad agosto, rispetto a gennaio – che mentre attende la chiamata da un navigator, la sua navicella deve trovare un approdo, che i figli debbano potersi accostare a un desco apparecchiato. No, guardate, a fronte di 3 milioni di percettori, dicono, sono state solo poco più 200 mila le convocazioni formalizzate, il sistema dei navigator non ha funzionato, i parametri di inclusione nella platea dei fruitori sono stati diversificati e poco chiari, non è stata monitorata l’attivita dei firmatari della Did ( la dichiarazione di immediata disponibilità), e poi, sì, il solito male italiano, la mancanza di controlli adeguati, lo scandalo di malviventi o benestanti con la carta del Reddito, il fatto che in Italia i furbi riescano sempre a sfangarla e approfittare.

Bene quindi che Conte chieda un ripensamento della misura, allo scadere dei primi 18 mesi del triennio di sostegno: una migliore allocazione delle risorse, un sistema informatizzato centrale che interfacci aziende e potenziali candidati, l’attivazione di controlli e persino app che a fronte di una offerta congruente, registrino la risposta in modo da impedire arbitrari rifiuti, pena la perdita del sostegno. E da parte dell’Anpal politiche più attive ed efficaci.

I liberisti selvaggi invece di cogliere questi meriti, basandosi sulle denunce di abusi (79 non aventi diritto scoperti in un giorno in una città del Sud, ecc), vorrebbero spazzar via il Rdc tout court, buttare l’acqua sporca e il gracile bimbo, che forse può crescere più forte: gli va bene il mondo deregolamentato del post-capitalismo, quindi via tutto, zac zac, taglio, usiamo quei soldi per il rilancio delle imprese, per la defiscalizzazione dei costi del lavoro (misura contemplata per le aziende che assumono), è l’imprenditore che crea (e disfa) il lavoro, è la mano invisibile del Mercato ad arricchirci (ma anche a creare crisi globali, disoccupazione, macchine intelligenti e assistenti digitali deficienti che sostituiscono le persone), senza pensare che così anche il consumo si contrarra’ ulteriormente; ricette da Artusi, peccato che questa tiritera in Italia la si senta da decenni, non sia mai stata attuata seriamente, che il nostro Paese sia ora in una situazione di crisi economica esplosiva e che mentre si lavora per ricostruire, la gente deve pur mangiare, specie quella a cui il Covid ha tolto tutto, tranne, fortunatamente, la salute…. cosa vuoi, sostituire al lavoro l’assistenza? None, voglio che la gente mentre cerca, si forma, risponde alle chiamate, non si disperi, perché non è vero che vogliamo la pappa pronta: lavorare vogliamo.