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Elezioni Israele 2021
Elezioni Israele 2021

Israele in piena pandemia va al voto. Per la quarta volta in 2 anni. Neanche questa volta allo stato corrente (poco meno del 90% dei voti scrutinati) le urne hanno consegnato un vincitore ma possiamo cominciare a fare delle valutazioni di massima. Si giocherà tutto sulle future alleanze che si potrebbero formare. Abbiamo chiesto a Dario Sanchez, 30 anni, fotoreporter e videomaker italo-israeliano, che vive a Gerusalemme un commento su come si sono svolte le elezioni in Israele e un’analisi del risultato.

Innanzitutto ci spieghi come si è arrivata a questa tornata elettorale in piena pandemia?
Le elezioni di oggi sono le quarte che si sono svolte nell’arco di due anni, e sono figlie di una crisi politica che potrebbe non trovare un termine neppure con la presente tornata elettorale. Le elezioni, hanno visto un sostanziale crollo della partecipazione – il più basso dal 2009. È aumentato l’astensionismo in particolare tra la popolazione araba-israeliana (-10%).

Come ci si è organizzato per le persone positive o in quarantena?
Per le persone positive e ricoverate in ospedale sono stati organizzati seggi direttamente nei reparti covid. Per le persone in quarantena, sono stati organizzati seggi speciali di cui alcuni strutturati sul modello del drive in. I diplomatici all’estero e i militari in servizio attivo hanno votato con voto anticipato, che tuttavia sarà contato col resto dei voti.

Secondo te la buona campagna vaccinale ha permesso lo svolgimento delle elezioni?
Senza una campagna vaccinale di successo e capillare – Israele di fatto ha raggiunto l’immunità di gregge – non sarebbe stata possibile nessun election day così come lo abbiamo sperimentato oggi.

Si è parlato nel dibattito politico israeliano di rinviare le elezioni per il Covid?
In Israele le richieste di rinviare le elezioni sono state rare e isolate, e anche nel periodo più duro della pandemia quando eravamo in lockdown la vita democratica del Paese non è mai stata sospesa: le manifestazioni sono sempre state autorizzate ad esempio, in quanto diritto fondamentale del cittadino. In pieno lockdown ci sono state per tanto giornate in cui in piazza sono andate anche 50.000 persone, e questo ben prima dell’inizio della campagna di vaccinazione: per tanto, chiedere di rimandare le elezioni sarebbe stato al quanto ipocrita e impopolare. In Israele teniamo alla nostra democrazia.

Puoi spiegarci il risultato che è uscito dalle urne?
I vincitori morali di queste elezioni sono Merav Michaeli del Partito Social Democratico (Avodà), dato per tutti come per spacciato e risorto dalle sue ceneri grazie al lavoro incredibile svolto in questi mesi dalla sua brillante leader e Naftali Bennet del partito Yamina (Destra), che ha creato nell’arco di pochi mesi uno spazio politico nazional-religioso di largo respiro, moderato, alternativo ma non incompatibile con il Likud di Netanyahu a differenza di Gideon Sa’ar che è adamantino nel suo rifiuto di una coalizione con Bibi premier.

Ultimo ma non ultimo merita di essere citato nella lista dei vincitori il partito arabo Ra’am, che per la prima ha rotto il blocco arabo e si prepara a essere una forza pragmatica, pronta ad entrare in una coalizione di governo con una chiara identità araba-israeliana, e non più “palestinese”: sono loro la vera novità di queste elezioni, “effetto collaterale” assai gradito per chi come me crede nella pace e nel percorso iniziato con gli “accordi di Abramo”

Il Likud di Benjamin Netanyahu esce fortemente indebolito ma non sconfitto da queste elezioni, e si conferma primo partito con 30 seggi, vero e proprio elefante nella stanza impossibile da ignorare per la formazione di qualsivoglia coalizione.
Meretz non vince e non perde, continuando a caratterizzarsi come un partito d’opinione fortemente di sinistra resiliente e militante: supera come sempre la soglia di sbarramento ma non sfonda.

L’affermazione con 5 seggi del partito estremista e razzista di Smotrich e Itamar Ben Gvir (Religiosi Nazionali) è da un lato il frutto della crisi valoriale che attraversa ormai da tempo il blocco haredi e una parte dell’universo dati leumi (nazionalisti religiosi), e dall’altro il voto di protesta di parte del pubblico Haredi per il negazionismo anti-covid della componente askenazita anti-sionista di Deghel-Ha-Torah (La Torah come bandiera): Netanyahu potrebbe utilizzarli come spauracchio nei confronti di alcuni partiti laici per assicurarsi una maggioranza ampia che potrebbe coinvolgere il partito Chacol Lavan (Bianco Azzurro) di Gantz e i laburisti di Merav Michaeli in cambio del confinamento all’opposizione di questi estremisti.

Il vero sconfitto di queste elezioni è Yair Lapid, il leader del partito laicista-centrista Yesh Atid (c’è un futuro), il cui essere secondo partito (17 seggi) non gli permette tuttavia di costruire una coalizione per via della sua impossibilità di coinvolgere in una eventuale formazione i due partiti haredi, (Shas, sefardita sionista, e Yahadut HaTorah, askenazita a-sionista) che valgono assieme ben 16 seggi. Lo stesso veto rende impossibile il coinvolgimento con questi numeri di qualsivoglia coalizione di Ysrael Beiteinu, laicissimo e di destra, espressione degli israelo-russi rappresentati dal coriaceo caimano Avigdor Liberman.

Dunque, che coalizione potrebbe formarsi?
Paradossalmente un Netanyahu indebolito permette più agilmente la formazione di una coalizione espressione di una larga maggioranza rappresentativa di gran parte della società israeliana.

A fronte del risultato quali possono essere gli scenari possibili?

  • Lkud 30 seggi chiama Bennet, 7 seggi , che accetta in cambio dell’esclusione di Smotrich (6 seggi) dalla coalizione, del posto di vicepremier e 3 importanti ministeri tra cui la difesa.
  • Netanyahu chiama Shas e Degel Ha Torah, che entrano in coalizione a patto che sia rispettato il veto nei confronti di Lapid e Liberman. I due partiti assieme valgono 16 seggi.
  • In cambio del ministero della Giustizia e rassicurato dall’esclusione di Smotrich, Gantz accetta di entrare in coalizione e porta in dote i suoi 8 seggi. A breve giro Merav Michaeli lo segue in cambio dei ministeri a tema sociale (lavoro, trasporti, welfare eccetera) e porta in dote i suoi seggi, 7.
  • Sa’ar rassicurato dall’assenza di Smotrich e degli arabi di Ra’am potrebbe ritornare sui suoi passi ed entrare per ultimo ottenendo il ministero dell’istruzione, portando alla coalizione 6 seggi.

Si formerebbe in tal caso un governo a guida Netanyahu di 68-74 seggi, con l’appoggio esterno per alcuni specifici progetti di legge degli arabi di Ra’am. All’opposizione finirebbero Smotrich, Lapid, la lista araba unita e Meretz. Dal mio modesto punto di vista, i tempi non sono ancora maturi per il coinvolgimento di un partito arabo nella coalizione di Governo, ma la strada ormai è tracciata e potrebbe portare a questo risultato nell’arco dei prossimi quattro anni.