Il coach della squadra di football californiana dei Raiders Jon Gruden si è dimesso in seguito alle rivelazioni di una serie di email razziste, omofobe e misogine, riaccendendo i riflettori su un ambiente sportivo maschilista e pieno di pregiudizi. «Mi sono dimesso dal mio incarico di allenatore. Adoro i Raiders e non voglio essere fonte di distrazione… Non ho mai voluto ferire nessuno», ha scritto Gruden sull’account Twitter del team, che era tornato ad allenare nel 2018 con un contratto decennale da 100 milioni di dollari, uno dei più ricchi nella storia della Lega, dopo aver vinto nel 2003 un Super Bowl come coach dei Tampa Bay Buccaneers.
La svolta è arrivata dopo una serie di rivelazioni giornalistiche su un lungo scambio di email dal 2011 al 2018 tra Gruden, all’epoca analista della tv sportiva Espn, e l’allora presidente del Washington Football Team Bruce Allen. Corrispondenza che contiene espressioni offensive contro alcuni dirigenti sportivi, il crescente impiego degli arbitri donna, il reclutamento di giocatori gay, la tolleranza verso i giocatori che si inginocchiano durante l’inno nazionale contro le discriminazioni razziali.
Il primo a impallinare Gruden è stato il Wall Street Journal, denunciando che aveva usato un paragone razzista riferendosi al capo del sindacato dei giocatori DeMaurice Smith: «Ha le labbra grandi come pneumatici Michelin», scrisse, evocando le immagini a lungo usate nelle caricature contro gli afroamericani. La Nfl ha condannato l’email come «scioccante, ripugnante e contrario ai valori della Lega» e lo stesso Gruden si è pubblicamente «vergognato» del suo linguaggio. Ma lunedì il New York Times ha pubblicato una serie più ampia di email confermando che non si trattava di una singola scivolata. Il coach definisce il commissario della Lega Roger Goodell un «finocchio». Gruden se la prende anche con Carl Nassib, primo giocatore a dichiararsi omosessuale. Senza risparmiare l’ex campione olimpico di decathlon Caitlyn Jenner, che ricevette un premio da Espn dopo la sua transizione sessuale. E chiede il licenziamento di Eric Reid, che si era inginocchiato al suono dell’inno Usa per protestare contro le iniquità razziali.